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Meditation is a silent language and full of sounds. When we close our eyes to the outside world, we meet the castles we have built during an eternity. We see them as snakes intertwining sinuously with open mouths, appearing and disappearing and then returning again in other forms.

And yet, after a while, we realize there is so much more than what is obsessively manifested on the canvas of the gaze. The generous life of silence that contains all sounds, those expressed and those that still lie somewhere without showing themselves. And gradually we fall in love with meditation as we did with our first kiss torn from an almost unknown mouth. With the same heartbeat we begin to see within us the suspended garden.


La meditazione è un linguaggio silenzioso e pieno di suoni. Quando chiudiamo gli occhi al mondo esterno, incontriamo i castelli che abbiamo costruito da un’eternità. Li vediamo come serpenti con le bocche aperte che s’intrecciano sinuosi, apparendo e scomparendo per poi ritornare ancora in altre forme.

Eppure, dopo un po’ ci accorgiamo che c’è molto di più di ciò che si manifesta ossessivamente sul telone dello sguardo. C’è la vita generosa del silenzio che contiene tutti i suoni, quelli espressi e quelli che ancora giacciono da qualche parte senza mostrarsi. E gradualmente ce ne innamoriamo come facemmo con il primo bacio strappato a una bocca quasi sconosciuta. Con lo stesso palpito cominciamo a vedere dentro di noi il giardino sospeso.

 

Bangkok, 3 febbraio 2018

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