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Sometimes I think I love unexpressed words more those that vibrate silently somewhere without knowing how to get out, or in what form. Yet even writing, like music makes sense if it is performed, recounted. I had a friend who knew how to do it like no one else in my eyes. Then she fell ill with anorexia and her life went out in a black box full of stars hanging from the ceiling. Despite this, however, she never stopped writing, because only in this way could her worn-out body still move in the world. Even though her world was not a world where one walks with shoes. Today, that brave and beautiful woman is well again and continues writing her stories, now for films and for the senselessness of television. She never stopped moving the world with words and I think she never will.


Talvolta credo di amare più le parole non espresse, quelle che ancora vibrano silenziose da qualche parte senza sapere come uscire, o in che forma. Eppure, anche la scrittura come la musica ha senso se è eseguita, raccontata. Avevo un’amica che sapeva farlo come nessun altro ai miei occhi. Poi si ammalò di anoressia e la sua vita si spense in una scatola nera piena di stelle appese al soffitto. Nonostante questo però non smise mai di scrivere, perché solo così quel corpo consunto poteva ancora muoversi nel mondo. Anche se il suo mondo non era quello dove si cammina con le scarpe. Oggi quella donna coraggiosa e bellissima sta bene di nuovo e continua a scrivere le sue storie, questa volta per le pellicole cinematografiche e per l’insensatezza della televisione. Non ha mai smesso e credo che mai lo farà di muovere la vita con le parole.

 

Bangkok, 2 febbraio 2018

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