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All becomes gentle and truthful in meditation because we are reminded of the simplicity of every small gesture. We need nothing more than ourselves to practice.

Initially, we may feel we need to apply the same amount of “perfection” as we implement in our daily lives, or as we have been taught for so long. In meditation the opposite is true. We learn to drop the superfluous, beginning with the idea of ​​being the protagonist of the game we are playing.

Thus, we fatally cling to our little nervous tics without which we believe we cannot exist and put chains around a wonderfully empty body that only wants to be noticed. And then finally we see it.

So, I’m leaving for Bangkok after many days teaching in Bali, where incessant water fell from the sky flooding an already inundated land.


La meditazione rende tutto gentile e vero, perché fa rivivere la semplicità dei piccoli gesti. Non serve molto altro che noi stessi.

Le prime volte che cominciamo a praticarla, ci sembra necessario applicare lo stesso grado di “perfezionismo” che ci aspettiamo da noi stessi nella vita quotidiana, o che ci è stato insegnato così a lungo. In verità è proprio l’opposto. In meditazione impariamo a lasciar cadere l’eccedenza di tutto, per prima l’abitudine a credere di essere i protagonisti del gioco che stiamo giocando. Così, fatalmente ci aggrappiamo ai piccoli tic senza i quali crediamo di non esistere e costruiamo catene intorno a un corpo meravigliosamente vuoto che chiede solo di essere visto. E poi finalmente lo vediamo.

Ecco, sto partendo per Bangkok dopo tanti giorni d’insegnamento. A Bali, solo molta acqua inesorabilmente caduta dal cielo su una terra già allagata.

 

Bali, 30 gennaio 2018

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